Descrizione Progetto
Compositore Nino Rota
Orchestra Filarmonica del Teatro Regio
Direttore Gianandrea Noseda
Interpreti Barry Douglas (pianoforte), Davide Botto (contrabbasso)
Etichetta Chandos
Sono quattro le sinfonie scritte da Nino Rota, la prima delle quali, Sinfonia sopra una canzone d’amore, fu presentata al pubblico per ultima, molto dopo che era stato proiettato Il Gattopardo di Visconti, la cui colonna sonora è plasmata direttamente dai temi di tale pagina, che, nati negli anni Trenta, al tempo del film, erano rimasti tra le carte del compositore in ampi abbozzi per pianoforte.
Le altre tre furono pensate in due momenti diversi: le prime nacquero verso la fine degli anni Trenta, assimilabili, per concezione, alla sinfonia tardo ottocentesca, mentre la terza, scritta tra il 1956 ed il 1957 propone una forma vicina a quella classica, con contenuti musicali più “disimpegnati”.
Non sembrerà strano, oggi, quando di Rota ormai da tempo, ed a ragione, si è cominciata ad eseguire anche la produzione extra cinematografica, che il compositore si fosse più volte cimentato con la sinfonia: grande inventore di temi efficaci e spontanei, egli seppe sfruttare la vivacità dell’ingegno ponendola al servizio delle più disparate forme “tradizionali” della produzione “da concerto”, lasciandoci veri e propri piccoli capolavori nell’ambito della musica tonale.
Rota, che parte di una certa critica schierata politicamente a sinistra bollò come inattuale proprio per il suo consapevole rifiuto alle avanguardie, le quali, del resto, hanno prodotto sterili frutti ormai completamente abbandonati verso strade più vicine ad una comprensibilità della musica, avulsa da concettosi teoremi filosofico teoretici, oggi mostra, invece, proprio la sua completa attualità, anzi, meglio, classicità, intesa come fuori del tempo, sempre attuale.
Le sinfonie sono, pertanto, alcune delle pagine più indicative della poetica del compositore che affermava d’essere felice quando componeva musica, aggiungendo che avrebbe fatto qualsiasi cosa per regalare a tutti almeno un momento di reale gioia: lo sono, poiché esse rappresentano, assieme ai cinque balletti, lo stato più simile alla produzione per il cinema.
In effetti, possiamo affermare che per Rota la musica sia semplicemente un’espressione di un animo che intenda suscitare negli altri diversi altri stati d’animo, differenti sentimenti ed emozioni. Così, si spiega il passaggio diretto tra musica “da concerto” verso il cinema, o viceversa: nel secondo caso, basti ascoltare la Suite da La Strada, la cui musica, dopo essere stata concepita per il film omonimo di Fellini, divenne un balletto per la Scala – etoile la Fracci – trasformandosi poi in una suite sinfonica, reggendo la propria intrinseca validità in tutte e tre le differenti occasioni.
Il discorso è simile anche per il concerti con strumento solista e complesso da camera o grande orchestra dei quali nel presente cd troviamo registrati due tra i più particolari e geniali momenti creati da Rota. Nella fattispecie, poi, il Divertimento concertante composto per il contrabbassista Franco Petracchi appartiene alla musica pura, per indicare la quale si scomodano sempre, non a caso, i nomi di Bach, Mozart e Rossini.
Interpretare Rota è, quindi, apparentemente semplice, in realtà molto complesso, perché non si deve forzarne la natura, cadendo in una lettura romantica, né, al tempo stesso, nello stile pertinente alle algide rivisitazioni del passato operate, ad esempio, dal classicismo di Stravinsky. Necessita, infatti, di un’interpretazione elegante, scorrevole, a tratti ironica, come Noseda sa benissimo e lo attua con efficaci elettrizzanti risultati.
E’ una pura gioia ascoltare la direzione del maestro Italiano alla guida della preparatissima e spontanea Filarmonica del Novecento del Teatro Regio di Torino, la quale presta puntale precisione al colore dei suoni, a tratti corposi e bruniti, talora adamantini e freschi come acqua che sgorghi da sorgente alpestre.
Eccezionale, poi, Davide Botto al contrabbasso, per una parte che coniuga virtuosismo ed eleganza, rendendo il primo mai fine alla pura esibizione tecnica; meravigliosa la lettura in chiaroscuro che Barry Douglas imprime al pezzo, adatta al genere della Concerto soirée d’impronta tardo rossiniana, rievocando in parte il romanticismo che resta fondamenta della formazione di Rota, ma tenendolo a freno tramite quell’ironia che il compositore stesso, con perizia, centellina all’interno dei propri pezzi.